Un cappotto prezioso
- Ritchie
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Un cappotto prezioso
Questo è un racconto ispirato da un'esperienza vissuta durante una sessione “esplorativa” in fiume, sabato 26 Marzo. Si parla di come possa essere difficile l'acqua libera, ma di come possa offrire al contempo nuove opportunità se solo la si avvicina con la volontà di capire e migliorare.
E' un po' lungo, senza foto, e me ne scuso; faccio i complimenti a chi avrà la pazienza di leggerlo...
Un fiume in Lombardia, un affluente di sinistra del Po, quindi una portata considerevole e vari problemi da affrontare. Siamo fra due centrali, passando da quella a monte a quella a valle la corrente man mano rallenta, senza però mai fermarsi. Facciamo un paio di ricognizioni verso fine anno: la sponda sinistra è inaccessibile ma una quindicina di metri in alto corre un canale sul cui bordo si può percorrere un sentierino. La destra è comoda per diverse poste, il fondo digrada lentamente verso il canale principale ed è coperto di alghe. In questo punto il fiume è largo 45-50 metri. Decidiamo di venire a scandagliare in barca.
A fine Febbraio siamo di nuovo lì con la nostra Mandarina. Il fiume in quel momento è basso; tuttavia il motore da 30 lbs fa fatica a spingere la barca controcorrente, con noi due e 2 batterie a bordo. Andiamo e veniamo lungo la sponda sinistra, sotto il muro: a 3-4 metri dalla sponda corre il letto del fiume, dai 2 metri e mezzo ai 3 di profondità, fondo a grossi ciottoli o almeno così mi dice un grosso piombo trascinato, lo sento sobbalzare ma a scatti brevi. L'eco conferma questa impressione. Poi ci spostiamo verso il basso, dove la corrente rallenta; ma qui il fondale è indecifrabile, picchi e valloni ripidissimi assieme ad una grey line piuttosto “grey” ci fanno pensare ad innumerevoli ostacoli, tronchi o grossi sassi, intervallati da letti d'alghe.... pescheremo quindi dove abbiamo pensato fin dall'inizio, dalla sponda destra calando con la barca vicino alla sponda sotto il muro, praticamente in piena corrente, visto che dove l'acqua rallenta non c'è fondo, oppure è invaso dalle alghe.
Non troviamo nessuno che possa dirci qualcosa del posto, che pure è battuto da diversi pescatori, anche a spinning; di carpisti comunque nessuna traccia. Abbiamo diversi dubbi, ci sentiamo un po' sperduti al cospetto del fiume... i nostri programmi prevederebbero la prima uscita il 9 Aprile, ma Nicola, a ragione, sostiene che sia il caso di fare un primo tentativo a fine Marzo: bisogna iniziare a capire qualcosa, se si riesce a stare in pesca, quanto piombo ci vuole, se è possibile tenere ferme le esche senza rimetterci una montatura ad ogni lancio...
Ha ragione, e quindi pasturiamo per due settimane, ogni due giorni un chilo e mezzo di boilies rotte e chiuse in sacchettini di maglia biodegradabile appesantiti con sassi, più un mezzo chilo di boilies intere. Per pasturare andiamo sopra il muro e lanciamo 5-6 sacchettini per volta ai bordi della corrente principale, poi le boilies 20-30 metri a monte; il tratto dove abbiamo deciso di calare è lungo 60-70 metri.
Nel frattempo si rende inutilizzabile la barca; lei sta benone, ma gli attacchi delle barre sul tetto della Punto non tengono più, e per sicurezza dobbiamo lasciarla a casa. Poco male, la zona pasturata è raggiungibile anche a lancio e poi con l'eco non avevamo notato punti particolari, solo una lunga striscia di ciottoli sotto la corrente.
E' sabato, 26 Marzo ed arriviamo sul posto che inizia a far chiaro. Il fiume ora è più alto, un po' di corrente sfila anche sotto le nostre poste. Usiamo lo 0,40 e piombi a perdere, io monto dei 170 grammi ovali col grip, Nicola i 200; lanciamo morbido per non sollecitare troppo le nostre 3 libbre.
I piombi non sono sufficienti, strisciano sul fondo e si fermano solo quando trovano un ostacolo; tuttavia, a parte una canna di Nicola che va alla deriva, riusciamo a stare abbastanza in pesca. Le canne sono alte sul pod ma il filo in acqua è comunque tanto, dato che siamo a 40 metri più o meno. Che grande e potente, il fiume...
L'aria si scalda lentamente. Verso le 10 passa un anziano del posto, ed iniziamo a chiacchierare; lui dice di aver pescato qui per vent'anni ma di non aver mai visto né visto prendere una carpa. Ecco lo sconforto che arriva... eppure il posto è magnifico. Poi dice che si prendono diverse tinche, allora cominciamo a ragionare: se ci sono tinche non possono mancare le carpe. Ma lui insiste, niente carpe qui.
Lo lascio con Nicola e me ne vado a spasso seguendo la stradina, verso la centrale di valle, ancora lontana. Il fiume pian piano si allarga fino ad un isolotto; il ramo di destra è veloce e con poca acqua, guadabile se c'è la magra, così da poter raggiungere l'isolotto con un paio di stivali. Il ramo di là non si vede. Vedo invece sulla sponda opposta un gruppetto con delle tende ed un paio di vistose boe in acqua: siluri... Oggi l'acqua è chiara ed a monte dell'isolotto, dopo una larga fascia di alghe, prende un colore verdino che fa presagire un fondo pulito. Qui la corrente sembra nettamente minore.... torno indietro per parlarne con Nicola.
Adesso è lui che va a farsi il giretto.... intanto nulla si muove, inizia a far calduccio e mi sento un po' sconsolato. Penso che non dovevamo venire così, quasi senza informazioni, ed abbiamo anche scandagliato poco, troppo poco per un posto così....
Quando Nicola torna mi riferise che quelli là in fondo, sull'altra riva, sono un gruppo di 3-4 ragazzi con campo ben allestito, si vede subito che sono a siluri. Mi viene in mente di andare a parlarci; se sono qui a siluri conosceranno il posto, o quantomeno sono qui da un po', forse hanno visto delle carpe o sanno se ci sono.... se non ci sono preferisco farmelo dire da loro che dal vecchietto, sapete quanta gente dice che le carpe non ci sono perchè non è mai stata capace di prenderle.
E' Nicola ad andare, salta in macchina e mi lascia di nuovo solo per un tre quarti d'ora. E' ancora tutto fermo, solo che il fiume si è abbassato di qualche centimetro, ma le alghe sul filo continuano ad ammassarsi pian piano.
Torna con un'aria misteriosa e si mette a raccontare.... le carpe ci sono. Le hanno viste scappare dal sottoriva intanto che sistemavano le esche per i siluri, non grandi, 4-5 chili quelle che hanno visto, ma ci sono. Il fiume è completamente diverso laggiù... e vai che racconta, e qualcosa si illumina, pian piano si rivela un'altra possibilità. Discutiamo ancora un po', poi decidiamo: si mangia qualcosa, si aspettano le 3 e poi si smonta, si va a vedere bene là in fondo.
Nel recuperare le canne ci lasciamo una montatura, sulle altre le alghe molli hanno fatto dei viluppi lungo il filo che fatichiamo a togliere; se avessimo avuto un pesce in canna sarebbero stati dolori. Non è questo il posto giusto, ora lo sappiamo ma sappiamo anche che forse poco più in là le cose possono andare diversamente.
Partiamo, attraversiamo il fiume a valle e poco dopo il ponte lasciamo le macchine; duecento metri di sentierino e siamo da loro, dai siluristi. Un campo intasato di roba, disordinato ma un vero campo, con due tende infilate fra le piante; qui siamo in mezzo agli alberi, al fresco anche d'estate, e c'è un buon profumo di aglio selvatico. Di fronte, l'isolotto, a venti metri o anche meno; i ragazzi sono in tre, molto giovani ma ben attrezzati, indaffarati a posizionare le loro esche in attesa della notte con l'aiuto di un gommoncino. Due canne sono calate verso l'isola, altre due sono tese verso due grosse boe, più a monte. Intanto che guardiamo il fiume e valutiamo una possibile nuova posta, rispondono volentieri alle nostre domande.
Il braccio di fiume che ci sta davanti è profondo sei metri all'ecoscandaglio. Le rive scendono subito molto ripide sia dalla nostra parte che da quella dell'isolotto; da quella parte, sotto una scarpata di 2-3 metri la pendenza si adolcisce, con qualche piccola rientranza, prima di ridiscendere verso il fondalone. La corrente c'è, non è forte ma la massa d'acqua che si muove è notevole ed anche qui di certo bisognerà darsi da fare per tenere fermi gli inneschi. Verso sinistra, a valle, l'isolotto termina in un intrico di piante cadute che fanno una piccolissima insenatura dove l'acqua pare fermarsi; un ottimo spot, visto da qui. A monte dell'isolotto la situazione è poco chiara, il fiume è largo ed il fondo, che uno dei ragazzi gentilmente scandaglia per noi, si mantiene sui 5-6 metri ma si fa molle.
Le carpe erano sotto la sponda dell'isolotto; appena si sono avvicinati ne hanno viste fuggire un paio. Ci consultiamo fra di noi e con loro, per la verità molto più interessati ai loro siluri che alle nostre carpette: non è un posto facile per entrarci in pesca ma qui, a differenza di dove eravamo prima, gli spots sono evidenti. Tutta la sponda sotto l'isolotto, a 1-2 metri dalla sponda e per una lunghezza di una trentina di metri, pare ottima, e non solo perchè lì c'erano le uniche carpe viste in questa zona; in fondo a sinistra c'è quel giro molto promettente, davanti ad un intrico di rami e nel punto dove l'altro ramo del fiume fa una correntina laterale, ricongiungendosi con questo; davanti all'isolotto sulla destra, in punta ad un albero sommerso, ci si prende un bel rischio ma con la barca si può tentare.... questo è decisamente un bel posto, e non lo avevamo visto quando abbiamo scandagliato. Lo abbiamo fatto troppo in fretta per un fiume come questo, acque simili andrebbero approcciate con molta più calma. Quante cose stiamo imparando...
Avevamo previsto una secondo sessione, stavolta con la notte, fra due settimane, ma ormai pare chiaro che senza la barca ci sono poche chances: il lancio sotto la sponda dell'isolotto sembra facile ma il rischio è di finire una volta su due sull'isolotto stesso. Non parliamone poi di notte... inoltre bisognerà stare sui 200 grammi e se si può calare dalla barca anche di più, il che rende ancora più problematico il lanciare preciso; poi, il sottosponda non è del tutto uniforme, ci sono piccole rientranze, bisogna depositare gl inneschi dove la scarpata si ferma un attimo prima di ridiscendere verso il canalone centrale... tante cose. Così decidiamo di rinviare a dopo la frega, anche sperando che per l'estate il fiume cali un po' e la corrente diminuisca; inizieremo a pasturare da riva con dei sacchettini o qualcosa di pesante, a inizio giugno, poi pescheremo ad inizio Luglio, il primo week end della riapertura.
Mi faccio dare da uno dei ragazzi il numero di cellulare, così possiamo sentirci ed evitare di soffiarci il posto a vicenda. E' ora di andare, e tornando verso la macchina ragioniamo della nuova barca che dovremo presto prendere.... ma siamo sollevati, torniamo a sperare che da questo fiume si possa cavare qualcosa. Da un progetto fallito ne è nato uno nuovo, una giornmata presto senza speranza è finita con una speranza nuova.
Il senso di tutto questo racconto si riassume nel nostro classico motto, “mai mollare”. Ma c'è un senso più profondo, quello delle tante possibilità che offre l'acqua libera quando la si avvicini con umiltà e curiosità; il carpfishing comincia qui, da queste incertezze, da questi errori, dalla consapevolezza che è facile sbagliare ma che è anche possibile rimettersi in discussione. Sono questi i momenti che contano, in cui si fa davvero esperienza, in cui si dà un senso a quello che si sta facendo. Per arrivare a lei, la carpa che c'è ma non si vede.
E' un po' lungo, senza foto, e me ne scuso; faccio i complimenti a chi avrà la pazienza di leggerlo...
Un fiume in Lombardia, un affluente di sinistra del Po, quindi una portata considerevole e vari problemi da affrontare. Siamo fra due centrali, passando da quella a monte a quella a valle la corrente man mano rallenta, senza però mai fermarsi. Facciamo un paio di ricognizioni verso fine anno: la sponda sinistra è inaccessibile ma una quindicina di metri in alto corre un canale sul cui bordo si può percorrere un sentierino. La destra è comoda per diverse poste, il fondo digrada lentamente verso il canale principale ed è coperto di alghe. In questo punto il fiume è largo 45-50 metri. Decidiamo di venire a scandagliare in barca.
A fine Febbraio siamo di nuovo lì con la nostra Mandarina. Il fiume in quel momento è basso; tuttavia il motore da 30 lbs fa fatica a spingere la barca controcorrente, con noi due e 2 batterie a bordo. Andiamo e veniamo lungo la sponda sinistra, sotto il muro: a 3-4 metri dalla sponda corre il letto del fiume, dai 2 metri e mezzo ai 3 di profondità, fondo a grossi ciottoli o almeno così mi dice un grosso piombo trascinato, lo sento sobbalzare ma a scatti brevi. L'eco conferma questa impressione. Poi ci spostiamo verso il basso, dove la corrente rallenta; ma qui il fondale è indecifrabile, picchi e valloni ripidissimi assieme ad una grey line piuttosto “grey” ci fanno pensare ad innumerevoli ostacoli, tronchi o grossi sassi, intervallati da letti d'alghe.... pescheremo quindi dove abbiamo pensato fin dall'inizio, dalla sponda destra calando con la barca vicino alla sponda sotto il muro, praticamente in piena corrente, visto che dove l'acqua rallenta non c'è fondo, oppure è invaso dalle alghe.
Non troviamo nessuno che possa dirci qualcosa del posto, che pure è battuto da diversi pescatori, anche a spinning; di carpisti comunque nessuna traccia. Abbiamo diversi dubbi, ci sentiamo un po' sperduti al cospetto del fiume... i nostri programmi prevederebbero la prima uscita il 9 Aprile, ma Nicola, a ragione, sostiene che sia il caso di fare un primo tentativo a fine Marzo: bisogna iniziare a capire qualcosa, se si riesce a stare in pesca, quanto piombo ci vuole, se è possibile tenere ferme le esche senza rimetterci una montatura ad ogni lancio...
Ha ragione, e quindi pasturiamo per due settimane, ogni due giorni un chilo e mezzo di boilies rotte e chiuse in sacchettini di maglia biodegradabile appesantiti con sassi, più un mezzo chilo di boilies intere. Per pasturare andiamo sopra il muro e lanciamo 5-6 sacchettini per volta ai bordi della corrente principale, poi le boilies 20-30 metri a monte; il tratto dove abbiamo deciso di calare è lungo 60-70 metri.
Nel frattempo si rende inutilizzabile la barca; lei sta benone, ma gli attacchi delle barre sul tetto della Punto non tengono più, e per sicurezza dobbiamo lasciarla a casa. Poco male, la zona pasturata è raggiungibile anche a lancio e poi con l'eco non avevamo notato punti particolari, solo una lunga striscia di ciottoli sotto la corrente.
E' sabato, 26 Marzo ed arriviamo sul posto che inizia a far chiaro. Il fiume ora è più alto, un po' di corrente sfila anche sotto le nostre poste. Usiamo lo 0,40 e piombi a perdere, io monto dei 170 grammi ovali col grip, Nicola i 200; lanciamo morbido per non sollecitare troppo le nostre 3 libbre.
I piombi non sono sufficienti, strisciano sul fondo e si fermano solo quando trovano un ostacolo; tuttavia, a parte una canna di Nicola che va alla deriva, riusciamo a stare abbastanza in pesca. Le canne sono alte sul pod ma il filo in acqua è comunque tanto, dato che siamo a 40 metri più o meno. Che grande e potente, il fiume...
L'aria si scalda lentamente. Verso le 10 passa un anziano del posto, ed iniziamo a chiacchierare; lui dice di aver pescato qui per vent'anni ma di non aver mai visto né visto prendere una carpa. Ecco lo sconforto che arriva... eppure il posto è magnifico. Poi dice che si prendono diverse tinche, allora cominciamo a ragionare: se ci sono tinche non possono mancare le carpe. Ma lui insiste, niente carpe qui.
Lo lascio con Nicola e me ne vado a spasso seguendo la stradina, verso la centrale di valle, ancora lontana. Il fiume pian piano si allarga fino ad un isolotto; il ramo di destra è veloce e con poca acqua, guadabile se c'è la magra, così da poter raggiungere l'isolotto con un paio di stivali. Il ramo di là non si vede. Vedo invece sulla sponda opposta un gruppetto con delle tende ed un paio di vistose boe in acqua: siluri... Oggi l'acqua è chiara ed a monte dell'isolotto, dopo una larga fascia di alghe, prende un colore verdino che fa presagire un fondo pulito. Qui la corrente sembra nettamente minore.... torno indietro per parlarne con Nicola.
Adesso è lui che va a farsi il giretto.... intanto nulla si muove, inizia a far calduccio e mi sento un po' sconsolato. Penso che non dovevamo venire così, quasi senza informazioni, ed abbiamo anche scandagliato poco, troppo poco per un posto così....
Quando Nicola torna mi riferise che quelli là in fondo, sull'altra riva, sono un gruppo di 3-4 ragazzi con campo ben allestito, si vede subito che sono a siluri. Mi viene in mente di andare a parlarci; se sono qui a siluri conosceranno il posto, o quantomeno sono qui da un po', forse hanno visto delle carpe o sanno se ci sono.... se non ci sono preferisco farmelo dire da loro che dal vecchietto, sapete quanta gente dice che le carpe non ci sono perchè non è mai stata capace di prenderle.
E' Nicola ad andare, salta in macchina e mi lascia di nuovo solo per un tre quarti d'ora. E' ancora tutto fermo, solo che il fiume si è abbassato di qualche centimetro, ma le alghe sul filo continuano ad ammassarsi pian piano.
Torna con un'aria misteriosa e si mette a raccontare.... le carpe ci sono. Le hanno viste scappare dal sottoriva intanto che sistemavano le esche per i siluri, non grandi, 4-5 chili quelle che hanno visto, ma ci sono. Il fiume è completamente diverso laggiù... e vai che racconta, e qualcosa si illumina, pian piano si rivela un'altra possibilità. Discutiamo ancora un po', poi decidiamo: si mangia qualcosa, si aspettano le 3 e poi si smonta, si va a vedere bene là in fondo.
Nel recuperare le canne ci lasciamo una montatura, sulle altre le alghe molli hanno fatto dei viluppi lungo il filo che fatichiamo a togliere; se avessimo avuto un pesce in canna sarebbero stati dolori. Non è questo il posto giusto, ora lo sappiamo ma sappiamo anche che forse poco più in là le cose possono andare diversamente.
Partiamo, attraversiamo il fiume a valle e poco dopo il ponte lasciamo le macchine; duecento metri di sentierino e siamo da loro, dai siluristi. Un campo intasato di roba, disordinato ma un vero campo, con due tende infilate fra le piante; qui siamo in mezzo agli alberi, al fresco anche d'estate, e c'è un buon profumo di aglio selvatico. Di fronte, l'isolotto, a venti metri o anche meno; i ragazzi sono in tre, molto giovani ma ben attrezzati, indaffarati a posizionare le loro esche in attesa della notte con l'aiuto di un gommoncino. Due canne sono calate verso l'isola, altre due sono tese verso due grosse boe, più a monte. Intanto che guardiamo il fiume e valutiamo una possibile nuova posta, rispondono volentieri alle nostre domande.
Il braccio di fiume che ci sta davanti è profondo sei metri all'ecoscandaglio. Le rive scendono subito molto ripide sia dalla nostra parte che da quella dell'isolotto; da quella parte, sotto una scarpata di 2-3 metri la pendenza si adolcisce, con qualche piccola rientranza, prima di ridiscendere verso il fondalone. La corrente c'è, non è forte ma la massa d'acqua che si muove è notevole ed anche qui di certo bisognerà darsi da fare per tenere fermi gli inneschi. Verso sinistra, a valle, l'isolotto termina in un intrico di piante cadute che fanno una piccolissima insenatura dove l'acqua pare fermarsi; un ottimo spot, visto da qui. A monte dell'isolotto la situazione è poco chiara, il fiume è largo ed il fondo, che uno dei ragazzi gentilmente scandaglia per noi, si mantiene sui 5-6 metri ma si fa molle.
Le carpe erano sotto la sponda dell'isolotto; appena si sono avvicinati ne hanno viste fuggire un paio. Ci consultiamo fra di noi e con loro, per la verità molto più interessati ai loro siluri che alle nostre carpette: non è un posto facile per entrarci in pesca ma qui, a differenza di dove eravamo prima, gli spots sono evidenti. Tutta la sponda sotto l'isolotto, a 1-2 metri dalla sponda e per una lunghezza di una trentina di metri, pare ottima, e non solo perchè lì c'erano le uniche carpe viste in questa zona; in fondo a sinistra c'è quel giro molto promettente, davanti ad un intrico di rami e nel punto dove l'altro ramo del fiume fa una correntina laterale, ricongiungendosi con questo; davanti all'isolotto sulla destra, in punta ad un albero sommerso, ci si prende un bel rischio ma con la barca si può tentare.... questo è decisamente un bel posto, e non lo avevamo visto quando abbiamo scandagliato. Lo abbiamo fatto troppo in fretta per un fiume come questo, acque simili andrebbero approcciate con molta più calma. Quante cose stiamo imparando...
Avevamo previsto una secondo sessione, stavolta con la notte, fra due settimane, ma ormai pare chiaro che senza la barca ci sono poche chances: il lancio sotto la sponda dell'isolotto sembra facile ma il rischio è di finire una volta su due sull'isolotto stesso. Non parliamone poi di notte... inoltre bisognerà stare sui 200 grammi e se si può calare dalla barca anche di più, il che rende ancora più problematico il lanciare preciso; poi, il sottosponda non è del tutto uniforme, ci sono piccole rientranze, bisogna depositare gl inneschi dove la scarpata si ferma un attimo prima di ridiscendere verso il canalone centrale... tante cose. Così decidiamo di rinviare a dopo la frega, anche sperando che per l'estate il fiume cali un po' e la corrente diminuisca; inizieremo a pasturare da riva con dei sacchettini o qualcosa di pesante, a inizio giugno, poi pescheremo ad inizio Luglio, il primo week end della riapertura.
Mi faccio dare da uno dei ragazzi il numero di cellulare, così possiamo sentirci ed evitare di soffiarci il posto a vicenda. E' ora di andare, e tornando verso la macchina ragioniamo della nuova barca che dovremo presto prendere.... ma siamo sollevati, torniamo a sperare che da questo fiume si possa cavare qualcosa. Da un progetto fallito ne è nato uno nuovo, una giornmata presto senza speranza è finita con una speranza nuova.
Il senso di tutto questo racconto si riassume nel nostro classico motto, “mai mollare”. Ma c'è un senso più profondo, quello delle tante possibilità che offre l'acqua libera quando la si avvicini con umiltà e curiosità; il carpfishing comincia qui, da queste incertezze, da questi errori, dalla consapevolezza che è facile sbagliare ma che è anche possibile rimettersi in discussione. Sono questi i momenti che contano, in cui si fa davvero esperienza, in cui si dà un senso a quello che si sta facendo. Per arrivare a lei, la carpa che c'è ma non si vede.



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Re: Un cappotto prezioso
bellissimo racconto,
ma i ragazzi hanno tirato fuori qualche siluro o sono rimasti a bocca asciutta anche loro?

ma i ragazzi hanno tirato fuori qualche siluro o sono rimasti a bocca asciutta anche loro?
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Re: Un cappotto prezioso
bel racconto
ritchie come sempre!!e complimenti anche a nicola...spero proprio che questa carpa si faccia vedere
ve lo meritate..tanta tanta passione!! 




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Re: Un cappotto prezioso
complimenti, gran bel retot,
Ritchie,sei un gran narratore ,










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Re: Un cappotto prezioso
che dire ti leggo sempre con piacere... pero' a sto giro ti devo tirare le orecchie... non è da te scegliere un posto e investirci in pasture tempo e risorse per poi accorgerti che le carpe forse ti girano da altre parti... non in quel tratto...
Prima regola trova le carpe... poi programmi tutto il resto... comunque... conoscendoti un minimo sarai stra carico per sta nuova avventura...
tienici aggiornati.. un caro saluto luca...
Prima regola trova le carpe... poi programmi tutto il resto... comunque... conoscendoti un minimo sarai stra carico per sta nuova avventura...
tienici aggiornati.. un caro saluto luca...
- Ritchie
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Re: Un cappotto prezioso
Il senso del racconto, e di tutta l'esperienza, è proprio quello, Luca. "Trovare le carpe" è qualcosa che si può fare in tanti modi diversi; si può avere tempo a disposizione per passare ore sul fiume, si può essere fortunati e vederne una alla prima, veloce esplorazione, si può contare su chi c'è già stato ed ha già valutato il posto prima di noi.... tutti sistemi buoni. Noi abbiamo fatto conto sull'intuito, anche questo è un buon metodo ma questa volta ci ha tradito.discus ha scritto:Prima regola trova le carpe...
Quello che volevo dire nel racconto è che si può rimediare a situazioni che sembrano compromesse una volta per tutte, basta avere la voglia di chiedersi cosa si è sbagliato, ripercorrere le strade che hanno portato fin lì e trovare il punto debole.... questo è quello che volevo risultasse chiaro, a costo di fare (giustamente) la figura del pivellino. Chiedo sempre scusa se per dirlo mi sono tanto dilungato.



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Re: Un cappotto prezioso
Bel racconto...
I complimenti te li ho già fatti ma lo rifaccio molto volentieri...

I complimenti te li ho già fatti ma lo rifaccio molto volentieri...


La preparazione, lo studio dell'ambiente, l'attesa, la cattura, i compagni, il rispetto... Questo è CARPFISHING!
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Re: Un cappotto prezioso
Gran bel racconto Ritchie, vi meritate proprio di fare una bella cattura!!!! non vi scoraggiate!!!!!! 


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Fabio Scuri
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Re: Un cappotto prezioso
Veramente complimenti, gran racconto e gran "cercatore"!







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Re: Un cappotto prezioso
Questa sarà l'ultima cosa che faremo, Fabio... il racconto è lì apposta per dirloFabioS ha scritto:non vi scoraggiate!!!!!!



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Re: Un cappotto prezioso
Ritchie ha scritto:Questa sarà l'ultima cosa che faremo, Fabio... il racconto è lì apposta per dirloFabioS ha scritto:non vi scoraggiate!!!!!!



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Re: Un cappotto prezioso
bel racconto ritchie e spero che i risultati arrivino presto 

Rosso di sera,over 30 si spera....
Chi c’è in linea
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