In barba ai bookmakers che davano la risposta alla mia mail 1 a 10.000, ecco a voi:
"Spett. Sig. Simone,
Il Consorzio Carpisti Polesani (e non dei Carpisti Polesani) risponde con molto piacere alla sua missiva, in quanto aperti a ogni critica o considerazione costruttiva.
Ovviamente tutto è stato autorizzato, nel totale rispetto dei regolamenti e delle pratiche (materassino e divieto carp-sack), ma il problema sta, secondo il nostro personale e convinto parere, a monte.
Innanzitutto partiamo da quello che lei definisce etica, ovvero pratiche di comportamento. L’etica del carpista e del carpfishing rappresentano concetti spesso discutibili e difficilmente classificabili,inoltre se proprio di etica si deve parlare, bisogna considerare le Carpe tutte uguali...non è che quelle dei laghetti sono carne da macello!! Alla base, come lei stesso afferma, vi è una forma di rispetto sulle pratiche che arrecano minor danno al pescato e conseguente rilascio (NO KILL), ma attenti bene, non facciamo di tutta l’erba un fascio, il carpista e il suo comportamento (come quello della maggioranza delle tecniche specializzate) ha spesso creato diversi problemi legati alla convivenza delle acque e atteggiamenti impattanti sull’ecosistema acquatico. Approviamo appieno l’importanza del catch and release e di tutti i comportamenti legati alla cura del pescato, ma allo stesso tempo siamo convinti che se il carpista/pescatore rimarrà solamente e maniacalmente fissato e concentrato su questi aspetti non potrà di certo contribuire a risolvere/affrontare i veri problemi legati al nostro patrimonio ittico.
Siccome ha parlato di acque libere entriamo in modo più approfondito nel tema, prendiamo come esempio il tratto terminale del fiume Po il quale è caratterizzato quasi totalmente, come tutti sappiamo, da una popolazione ittica alloctona, con solo il 5% della biomassa totale occupata dagli autoctoni. Si tratta di un dato allarmante che deve farci riflettere, in primis noi pescatori. Di suddetta biomassa, al secondo posto ci sta il nostro siluro (25% della biomassa) in pole position la nostra amata carpa ( circa il 34%), con ciò sarà difficile che una manifestazione autorizzata basata sul rilascio in periodo di divieto comporti danni irreversibili alla popolazione di carpe!.
Analizzando il periodo riproduttivo, questo può variare in base a diversi fattori, alla base di tutto vi è la temperatura dell’acqua che deve raggiungere i 20 C° di giorno e non meno dei 15 C° di notte, nel caso del 2011 a metà aprile con gli oltre 30° della prima decina del mese, le carpe erano già in riproduzione.
Se analizziamo il regolamento provinciale (15 maggio-30 giugno) non è specificato il divieto di pesca della carpa ma l’uso e detenzione di mais, sfarinati o loro derivati - Qualsiasi pescatore/garista con innescati bigattini o corbole può catturare carpe o qualsiasi altro ciprinide,…. e a questo punto??? Dobbiamo sospendere la pesca sportiva, oltretutto nei 2 mesi più importanti, per l’osservanza di un’etica?? La nostra associazione, con gli appositi permessi, ha scelto questo periodo per promuovere l’associazionismo, per spingere e incentivare i giovani all’unione.
Tanto per rifarti un esempio nell’ultimo mese la nostra associazione assieme all’APSAS di Rovigo, ASI Canaro e con il supporto della polizia Provinciale ha condotto diverse escursione nelle golene del fiume Po in altopolesine liberando decine e decine di pesci intrappolati in pozze d’acqua destinati a morte sicura. La nostra Associazione è molto attiva su vari temi, difatti nel nostro fitto calendario vi sono giornate ecologiche, proggetti di salvaguardia di specie in via di estinzione (in collaborazione con WWF), stiamo adirittura da due anni, lavorando al censimento dei Maceri dell'Alto Polesine (in collaborazione con la facoltà di Scienze Naturali di Ferrara), abbiamo ache formato 2 guardie volontarie che saranno operative tra un mese. Ecco un piccolo esempio di Associazione ATTIVA...
Il pescatore sportivo“moderno” non deve isolarsi davanti a un PC o all’interno di un forum, ma trascorre tempo sulle rive, collaborare sinergicamente nelle proprie realtà locali, studiare e conoscere il proprio territorio e le sue acque, “crescere” e “aprirsi mentalmente”.
Caro Simone, il vero problema non è una gara di pesca autorizzata in periodo di divieto, ma il fatto che tanti pescatori si occupino di questi inutili e sterili aspetti senza considerare che, giorno dopo giorno, i mattoni che hai citato si sfaldano sotto i suoi occhi senza accorgersi, per cause esageratamente più gravi, spesso non considerate per ignoranza o mancanza di cultura.
Cordialmente.
ASD Consorzio Carpisti Polesani